La vita di Brancaleone da Romana può essere ricostruita in larga parte grazie ai documenti custoditi presso i parenti in Sardegna. Fra questi documenti, è importante la lettera del padre a Nella Zoja, (amica e confidente dell’artista), nella quale egli descrive dettagliatamente, fino dalla nascita, la fanciullezza del figlio e la sua giovinezza.
Altrettanto importante è la numerosa corrispondenza intercorsa fra Nella Zoja e la famiglia dell’artista.
Particolare interesse rivestono le lettere della Zoja alle zie di Tempio Pausania, che illuminano sull’ultimo periodo trascorso da Brancaleone Cugusi a Milano, sulla sua morte e sui momenti precedenti e successivi alla mostra.
Molto ben documentati sono anche il primo periodo romano (1930-34) e quello cheremulese (1936-40) per gli attestati che sono pervenuti alla famiglia e le numerose lettere intercorse tra Brancaleone, il fratello Guglielmo e le sorelle Bachis, che lo finanziavano.
Questi documenti, assieme a fotografie, disegni e testimonianze dei parenti e dei modelli ancora viventi, sono conservati nell’archivio custodito dalla famiglia del nipote Francesco Leone autore del libro “Brancaleone mio zio” che documenta la vita privata di Brancaleone Cugusi da Romana.
Per quanto riguarda la critica più recente sull’opera del Cugusi, si rimanda a Giuliana Altea-Marco Magnani, “Pittura e Scultura dal 1930 al 1960” (Ilisso, Nuoro 1995), e soprattutto alla importante monografia di Vittorio Sgarbi, “Brancaleone da Romana” (Skira, Milano 2004).
Biografia essenziale | La riscoperta